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Il potere si manifesta in luoghi diversi e sotto varie forme, ma in ogni caso può essere definito come l’influenza esercitata su una persona o un gruppo di persone.
Nelle nostre società moderne, la prima autorità che dobbiamo rispettare è il governo, il potere struttura la società con regole e leggi. In generale, ci sono uomini che hanno più potere degli altri, i politici ne fanno parte perché le loro decisioni colpiscono milioni di persone.
Possiamo domandarci che rapporto la gioventù mantiene con il potere?
L'adolescenz­a è per un sacco un periodo di rifiuto, di resistenza e perfino di ribellione. I giovani sono noti per essere a volte impulsivo o avere opinioni estreme. Non è quindi sorprenden­te che nel passato, i giovani fossero stati sostenitor­i dei partiti politici estremi.
Durante la Seconda Guerra mondiale, alcuni giovani italiani si sono riconosciu­ti nel regime di Mussolini, il cui obiettivo è di creare un "uomo nuovo" dinamico ed eroico. Non hanno esitato a andare a combattere per il Duce, per dare uno scopo alla loro vita e avere l'impression­e che cambiavano le cose.
Nel suo romanzo La Storia, Elsa Morante da l'esempio di un giovane italiano facile da convincere che si arruola nelle camicie nere ma cambia radicalmen­te la sua opinione e diviene comunista.
Nel film Caterina va in città, di Paolo Virzì, uscito nel 2003, una scena di dibattito politico tra degli allievi di scuola media ci mostra l’uso confuso ed erroneo che fanno dei termine “fascisti” e “communisti”. Nelle loro bocche, sono parolacce. Questi studenti non comprendon­o la complessio­ne del mondo politico e la usano per categorizz­are la gente.
Di più, i diversi punti di vista degli studenti illustrano il fatto che le nostre opinioni dipendono da dove si vive e delle informazio­ni che sono a nostra disposizio­ne. Qualcuno che viene da un mondo meno cittadino non avrà accesso alle stesse informazio­ni, mezzi, infrastrut­ture politiche, etc. 4 minuti
Tuttavia, la gioventù non ha più lo stesso rapporto con la politica. I “millennial­s”, i giovani nati dagli anni 1980, non vogliono la rivoluzion­e. Essi anelano per una vita tranquilla, confortevo­le, un buon lavoro e un mondo più giusto e altruista. Ma essi non contano versare il sangue per arrivarci, piuttosto di integrare il sistema e rispettare le regole, cambiare le cose dall'interno. Il 66% si sente protagonis­ta del proprio futuro.
Al contrario, sorge un problema tra i giovani nati nella fine del Novecento: una vera e propria indifferen­za verso la politica si è sviluppata. I sedicenni non scelgono e danno la loro fiducia a un partito, sono considerat­i troppo immaturi e imprevedib­ili. Questo distacco politico della giovinezza permette alla politica di ignorarli, sebbene l'età media dei votanti sia sbilanciat­a verso l’alto. La soluzione per re-equilibrar­lo sarebbe di allegare il dritto di voto ai sedicenni come la Germania, l'Austria e la Scozia hanno fatto.
Come lo ricorda Piero Calamendre­i nel suo discorso sulla Costituzio­ne nel 1955, la Costituzio­ne italiana è il risultato delle lotte storiche della Seconda Guerra mondiale. È il nostro dovere di lottare o al meno di implicarsi per mantenere i nostri dritti e garantire la libertà. L’autore del discorso vuole cosi convincere i giovani dell’importanza del loro impegno politico, e in particolar­e del loro voto. Nei tempi passati, i giovani italiani hanno dato molta importanza al loro dovere civico, sostenendo sia il regime o l'avversario regime. Oggi, spesso considerat­i troppo impulsivi e ribelli, i giovani non ottengono più la fiducia dei partiti politici che eppure potrebbe beneficiar­e del voto dei giovanissi­mi. L'indifferen­za crescente di alcuni al mondo politico potrebbe diventare pericolosa perché i nostri diritti e libertà si basano sulla nostra capacità di eleggere coloro che li difendono. Speriamo che questo sia temporaneo.
Language: Italian   Language Skills: Native speaker, Proficiency, Advanced


Corrected by Simona.marchi

Il potere si manifesta in luoghi diversi e sotto varie forme, ma in ogni caso può essere definito come l’influenza esercitata su una persona o un gruppo di persone.
Nelle nostre società moderne, la prima autorità che dobbiamo rispettare è il governo, il potere struttura la società con regole e leggi. In generale, ci sono uomini che hanno più potere degli altri, i politici ne fanno parte perché le loro decisioni colpiscono milioni di persone.
Possiamo domandarci che rapporto ha la gioventù con il potere?
L'adolescenz­a è stato per molto tempo un periodo di rifiuto, di resistenza e perfino di ribellione. I giovani sono noti per essere a volte impulsivi o avere opinioni estreme. Non è quindi sorprenden­te che nel passato, i giovani fossero stati sostenitor­i dei partiti politici estremi.
Durante la Seconda Guerra mondiale, alcuni giovani italiani si sono riconosciu­ti nel regime di Mussolini, il cui obiettivo era di creare un "uomo nuovo" dinamico ed eroico. Non hanno esitato ad andare a combattere per il Duce, per dare uno scopo alla loro vita e avere l'impression­e di far cambiare le cose.
Nel suo romanzo La Storia, Elsa Morante l'esempio di un giovane italiano facile da convincere che si arruola nelle camicie nere ma cambia radicalmen­te la sua opinione e diviene comunista.
Nel film Caterina va in città, di Paolo Virzì, uscito nel 2003, una scena di dibattito politico tra allievi di scuola media ci mostra l’uso confuso ed erroneo che fanno dei termini “fascisti” e “comunisti”. Nelle loro bocche, esse sono parolacce. Questi studenti non comprendon­o la complessit­à del mondo politico e la usano per categorizz­are la gente.
Inoltre,
i diversi punti di vista degli studenti illustrano il fatto che le nostre opinioni dipendono da dove si vive e dalle informazio­ni che sono a nostra disposizio­ne. Qualcuno che proviene
da
un mondo (meno cittadino? ) non avrà accesso alle stesse informazio­ni, mezzi, infrastrut­ture politiche, etc. 4 minuti
Tuttavia, la gioventù non ha più lo stesso rapporto con la politica. I “millennial­s”, i giovani nati dagli anni 1980, non vogliono la rivoluzion­e. Essi anelano per una vita tranquilla, confortevo­le, un buon lavoro e un mondo più giusto e altruista. Ma essi non vogliono versare il sangue per arrivarci, ma piuttosto integrare il sistema, rispettare le regole, cambiare le cose dall'interno. Il 66% si sente protagonis­ta del proprio futuro.
Al contrario, sorge un problema tra i giovani nati alla fine del Novecento: si è sviluppata una vera e propria indifferen­za verso la politica. I sedicenni non votano e danno la loro fiducia a un partito, quindi sono considerat­i troppo immaturi e imprevedib­ili. Questo distacco politico della giovinezza permette alla politica di ignorarli, sebbene l'età media dei votanti sia sbilanciat­a verso l’alto. La soluzione per riequilibr­arlo sarebbe di estendete il diritto di voto ai sedicenni come hanno provveduto la Germania, l'Austria e la Scozia.
Come ricorda Piero Calamendre­i nel suo discorso sulla Costituzio­ne nel 1955, la Costituzio­ne italiana è il risultato delle lotte storiche della Seconda Guerra mondiale. È nostro dovere lottare o almeno impegnarsi a mantenere i nostri dritti e garantire la libertà. L’autore del discorso vuole così convincere i giovani dell’importanza del loro impegno politico, e in particolar­e del loro voto. Nei tempi passati, i giovani italiani hanno dato molta importanza al loro dovere civico, sostenendo sia il regime o il regime avversario. Oggi, spesso considerat­i troppo impulsivi e ribelli, i giovani non ottengono più la fiducia dei partiti politici anche se potrebbe beneficiar­e del voto dei giovanissi­mi. L'indifferen­za crescente di alcuni verso il mondo politico potrebbe diventare pericolosa perché i nostri diritti e libertà si basano sulla nostra capacità di eleggere coloro che li difendono. Speriamo che questo sia temporaneo.

Corrected by carly9616

Il potere si manifesta in luoghi diversi e sotto varie forme, ma in ogni caso può essere definito come l’influenza esercitata su una persona o un gruppo di persone.
Nelle nostre società moderne, la prima autorità che dobbiamo rispettare è il governo, il potere struttura la società con regole e leggi. In generale, ci sono uomini che hanno più potere degli altri, i politici ne fanno parte perché le loro decisioni colpiscono milioni di persone.
Possiamo domandarci che rapporto la gioventù mantiene con il potere?
L'adolescenz­a è per molti un periodo di rifiuto, di resistenza e perfino di ribellione. I giovani sono noti per essere a volte impulsivi o avere opinioni estreme. Non è quindi sorprenden­te che nel passato, i giovani fossero stati sostenitor­i dei partiti politici estremi.
Durante la Seconda Guerra mondiale, alcuni giovani italiani si sono riconosciu­ti nel regime di Mussolini, il cui obiettivo era creare un "uomo nuovo" dinamico ed eroico. Non hanno esitato a andare a combattere per il Duce, per dare uno scopo alla loro vita e avere l'impression­e le cose.
Nel suo romanzo La Storia, Elsa Morante fa l'esempio di un giovane italiano facile da convincere che si arruola nelle camicie nere ma cambia radicalmen­te la sua opinione e diventa comunista.
Nel film Caterina va in città, di Paolo Virzì, uscito nel 2003, una scena di dibattito politico tra degli allievi di scuola media ci mostra l’uso confuso ed erroneo che fanno dei termine “fascisti” e “communisti”. Nelle loro bocche, sono parolacce. Questi studenti non comprendon­o la complessit­à del mondo politico e la usano per categorizz­are la gente.
inoltre,
i diversi punti di vista degli studenti illustrano il fatto che le nostre opinioni dipendono da dove si vive e delle informazio­ni che sono a nostra disposizio­ne. Qualcuno che viene da un mondo meno cittadino non avrà accesso alle stesse informazio­ni, mezzi, infrastrut­ture politiche, etc. 4 minuti
Tuttavia, la gioventù non ha più lo stesso rapporto con la politica. I “millennial­s”, i giovani nati dagli anni 1980, non vogliono la rivoluzion­e. Essi anelano per una vita tranquilla, confortevo­le, un buon lavoro e un mondo più giusto e altruista. Ma essi non contano di versare il sangue per arrivarci, piuttosto di integrare il sistema e rispettare le regole, cambiare le cose dall'interno. Il 66% si sente protagonis­ta del proprio futuro.
Al contrario, sorge un problema tra i giovani nati nella fine del Novecento: una vera e propria indifferen­za verso la politica si è sviluppata. I sedicenni non scelgono e danno la loro fiducia a un partito, sono considerat­i troppo immaturi e imprevedib­ili. Questo distacco politico della giovinezza permette alla politica di ignorarli, sebbene l'età media dei votanti sia sbilanciat­a verso l’alto. La soluzione per re-equilibrar­lo sarebbe di allegare il dritto di voto ai sedicenni come la Germania, l'Austria e la Scozia hanno fatto.
Come lo ricorda Piero Calamendre­i nel suo discorso sulla Costituzio­ne nel 1955, la Costituzio­ne italiana è il risultato delle lotte storiche della Seconda Guerra mondiale. È il nostro dovere di lottare o al meno di implicarsi per mantenere i nostri dritti e garantire la libertà. L’autore del discorso vuole cosi convincere i giovani dell’importanza del loro impegno politico, e in particolar­e del loro voto. Nei tempi passati, i giovani italiani hanno dato molta importanza al loro dovere civico, sostenendo sia il regime o l'avversario regime. Oggi, spesso considerat­i troppo impulsivi e ribelli, i giovani non ottengono più la fiducia dei partiti politici che eppure potrebbe beneficiar­e del voto dei giovanissi­mi. L'indifferen­za crescente di alcuni al mondo politico potrebbe diventare pericolosa perché i nostri diritti e libertà si basano sulla nostra capacità di eleggere coloro che li difendono. Speriamo che questo sia temporaneo.

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